La storia umana è sempre stata caratterizzata dal processo evolutivo che ha, di volta in volta, fornito all’uomo nuovi strumenti e tecniche per affrontare le varie e diverse difficoltà che si è trovato costretto a fronteggiare nel corso dei secoli e dei millenni. Tuttavia, a differenza di quanto si potrebbe erroneamente pensare, questo processo naturale è tutt’altro che perfetto e infallibile, ma anzi si snoda attraverso un percorso costellato di ostacoli e ricco di vicoli ciechi tanto quanto di scorciatoie. È quindi capitato più volte che l’essere umano si trovasse costretto a fare un passo indietro su conquiste faticosamente ottenute, rivelatesi poi in un modo o nell’altro non ottimali o dannose sotto altri aspetti.
È questo ad esempio il caso dell’amianto (o Eternit). Questo materiale, da sempre noto all’essere umano e sporadicamente presente nell’utilizzo nel corso della storia, ha conosciuto per tutta la prima metà del ventesimo secolo un vertiginoso aumento dell’impiego che ne veniva fatto. È divenuto quindi negli effetti uno dei materiali da costruzione all’avanguardia per l’epoca; salvo poi rivelarsi estremamente nocivo per la salute.
Per questo successivamente è stato messo fuori legge e si è guadagnato il diritto ad una legislazione dedicata che ne ha regolamentato il suo utilizzo e soprattutto il suo smaltimento. In passato l’amianto è stato largamente impiegato in diversi settori dell’industria. L’aspetto di questo materiale di origine minerale si presenta fibroso e a struttura microcristallina. Le sue fibre possono essere poi separate in filamenti sottili e durevoli, tanto da risultare eccellenti isolatori.
Queste caratteristiche fisico-chimiche particolari, come la notevole resistenza al calore, al fuoco, alle sostanze chimiche, hanno fatto sì che si preferisse il suo utilizzo rispetto ad altri materiali. È stato impiegato, ad esempio, per rinforzare il cemento. Negli anni ’60 si è diffuso maggiormente il suo utilizzo nel settore dell’edilizia che si è protratto fino a buona parte degli anni ’80.
I principali depositi di amianto sono situati in Brasile, Canada e Italia. Ebbene, come abbiamo potuto notare nell’introduzione, non sempre il progresso si svolge senza intoppi, ma quello che caratterizza il processo evolutivo dell’uomo è la sua capacità di tornare sui propri passi e attrezzarsi per rimediare agli errori compiuti, sì da risolverli ed eliminare la possibilità di incapparci nuovamente in passato. Ecco dunque che, ormai già dalla fine del secolo scorso, il trattamento e la messa in sicurezza dei vari quantitativi di amianto, utilizzati a piene mani per un lasso di tempo superiore ai 120 anni, è diventata attività di primaria importanza per la salute e la sicurezza di moltissime aree cittadine e rurali. Importanza avuta sia dal punto di vista della salute umana, sia di quella ambientale, nonché campo di specializzazione lavorativa per un’intera classe di lavoratori professionisti e d’investimento per imprenditori sensibili all’argomento.
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Conoscere il problema
Ma che cos’è l’amianto? Si tratta di un insieme di minerali del gruppo degli inosilicati e dei fillosilicati, di consistenza fibrosa. Per diventare amianto i materiali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura, formandosi tipicamente in fibre singole. Conosciuto almeno sin dall’epoca romana, come abbiamo accennato, ha conosciuto diversi usi sporadici. Dall’utilizzo rituale e in contesti funebri, alla filatura in epoca medievale testimoniata da Marco Polo, fino a un discutibile impiego in medicina (proseguito peraltro fino alla metà del secolo scorso), prima di conoscere il boom del XX secolo e rivelarsi poi cancerogeno.
Oggi sappiamo che la fibra minerale dell’amianto si può presentare in due modi: amianto compatto e friabile. Tra le due, la seconda categoria risulta ovviamente più pericolosa, per via della maggiore facilità con cui può disperdere le polveri sottili che sono causa degli effetti nocivi più gravi di questo materiale. Esistono poi diversi tipi di amianto.
Tra questi abbiamo l’actinolite; l’armosite o “amianto bruno”; l’antofillite; il crisotilo o “amianto bianco”; il crocidolite o “amianto blu” o “amianto azzurro” e il tremolite. Le tipologie di amianto che presentano il pericolo maggiore sono la crocidolite e l’amosite. Inoltre bisogna precisare ulteriormente che l’amianto di norma, se lasciato intatto, non provoca danni alla salute; il pericolo si presenta se viene tagliato, forato o danneggiato in qualche modo.
Infine, sebbene l’utilizzo di questo materiale sia stato duramente regolamentato, quando non direttamente vietato, nella maggior parte del mondo, amianto ed eternit sono ancora oggi presenti sotto forma di isolante in alcuni edifici. Il loro utilizzo ha abbracciato diversi ambiti: lo si può trovare anche come rivestimento di tubi e caldaie, specie sulle navi.
In alcuni edifici obsoleti avrebbe invece potuto trovarsi in maggiore quantità, ma grazie agli interventi successivi di rimozione e manutenzione, la sua presenza è stata ridotta al minimo. Tuttavia, nonostante l’emanazione della legge, negli anni successivi non furono smantellate del tutto le costruzioni contenenti eternit, motivo per cui ancora oggi si possono trovare siti in cui è presente.
La salute, quindi, non è ancora del tutto fuori pericolo: per arginare e risolvere il problema è necessario intervenire attuando un trattamento di bonifica eternit.
Rimediare agli errori: tecniche di bonifica dell’amianto
Come abbiamo avuto modo di vedere, esistono due principali categorie di amianto, divergenti per pericolosità e quindi tipologia di trattamento necessario alla bonifica. Al fine di valutare dunque quale sia il modo più corretto di intervenire nelle varie casistiche, è necessaria la redazione da parte di un esperto di un Indice di Degrado, che servirà a decidere quali tecniche e procedure d’intervento sarà necessario adottare.
L’amianto friabile, più pericoloso in quanto passibile di rilasciare le nocive particelle anche sotto la minima sollecitazione, presentandosi con fibre libere o debolmente legate, richiede un intervento di bonifica più complicato rispetto a quello dell’amianto compatto.
La prima fase prevede la messa in sicurezza e l’isolamento dell’edificio da bonificare, per evitare che le fibre si disperdano nell’ambiente. Viene quindi realizzato un confinamento che garantisce l’assoluta impossibilità dell’aria interna alla zona in oggetto di entrare a contatto con l’aria esterna.
Vengono poi installati degli aspiratori che vanno a trattare l’aria all’interno della zona sottoposta a confinamento per far confluire l’aria esterna. Vengono montati anche degli estrattori che hanno il compito di espellere l’aria interna al confinamento solo dopo averla depurata. Tutto questo serve per avere un costante ricircolo d’aria. Gli estrattori, poi, hanno al loro interno dei filtri specifici per trattare l’aria interna al fine di catturare le fibre di amianto friabile che inevitabilmente si disperdono nell’ambiente a causa dei lavori di bonifica.
Questi mezzi restano in funzione 24 ore su 24, fino a quando i valori delle fibre non raggiungono numeri stabili e sicuri.
Dopo aver terminato l’allestimento del confinamento dell’area si procede con la rimozione dell’amianto friabile: si inizia con l’incapsulamento preventivo del materiale in oggetto; appena rimosso, l’amianto friabile viene riposto in appositi sacchi sigillati per evitare la dispersione nell’aria. Il tutto viene inviato ad una discarica autorizzata per lo smaltimento di amianto friabile. Anche nel caso dell’amianto compatto, bisogna premettere, sarà preventivamente necessaria la compilazione di un Indice di Degrado da parte di un esperto.
Solo in seguito si potrà procedere con le tecniche di bonifica più adatte, indicate dai risultati di questo esame preliminare.
Tre sono le tecniche principali da adottare in base allo stato di conservazione dei prodotti in amianto: l’incapsulamento, la sovracopertura o confinamento e la rimozione. A differenza dell’amianto friabile, nei casi che coinvolgono l’amianto compatto non sarà necessario isolare e depurare l’aria della zona dei lavori, in quanto le particelle di questa tipologia di amianto richiedono l’impiego di attrezzi meccanici manuali per essere disperse nell’ambiente circostante. L’incapsulamento deve essere eseguito con specifici prodotti impregnanti che, grazie alla loro azione occlusiva, riescono ad impedire alle fibre di disperdersi nell’aria.
Si tratta della tecnica preferibile per tutte le coperture in buono stato di conservazione. Quando si attua il confinamento o sovracopertura, viene sovrapposta una nuova copertura. Così facendo si realizza un involucro a tenuta stagna che isola l’amianto, prevenendo futuri danni dovuti a improvvisi cambiamenti delle circostanze contingenti.
La tecnica di rimozione dell’amianto compatto infine si attua se le lastre presentano un evidente stato di degrado avanzato: in questo caso, infatti, non è possibile procedere con le altre due tecniche sopra citate.
Una battaglia per il futuro: professionalità e responsabilità al servizio dell’umanità
Sebbene l’uso dell’amianto sia vietato in tutta Europa ormai dal 2005, le operazioni di bonifica di questo materiale devono essere portate avanti con cautela e prudenza in ogni loro declinazione, proprio a causa dell’alta pericolosità del materiale in oggetto.
Per questo la rimozione e smaltimento dell’amianto in sicurezza di tutti i prodotti a base di asbesto sul luogo di lavoro e nell’ambiente pubblico o privato deve essere l’obiettivo a lungo termine di tutte le ditte di smaltimento dell’amianto. In Europa c’è ampio consenso sul fatto che non vi siano rischi derivanti da prodotti in cemento-amianto, a patto che non siano gravemente danneggiati e non venga eseguito alcun lavoro su di essi. Tuttavia i prodotti di amianto debolmente legati negli edifici dovrebbero essere regolarmente esaminati e valutati da esperti, poiché anche a causa delle vibrazioni e delle fluttuazioni della temperatura le fibre possono essere rilasciate molto facilmente e questo può comportare dei rischi.
La bonifica dell’Eternit può portare a migliori condizioni di vita e di lavoro solamente se effettuata senza causare rischi aggiuntivi per le persone coinvolte e per l’ambiente a causa del rilascio di fibre di amianto. È quindi fondamentale che questo tipo di lavoro sia svolto da ditte di rimozione dell’amianto professionali, dove i dipendenti hanno ricevuto la relativa formazione e possono attingere all’esperienza necessaria in questo campo di lavoro per garantire la propria sicurezza, quella di terzi e la tutela dell’ambiente.