I robot aspirapolvere hanno conosciuto una notevole diffusione nel corso degli ultimi anni, anche grazie alla praticità di utilizzo che li caratterizza. Resta da capire, però, quanto e come siano davvero più convenienti rispetto – per esempio – a un aspirapolvere tradizionale ma senza fili. Come ovvio, nel caso di un aspirapolvere classico è l’utente a stabilire il percorso che deve essere seguito e i movimenti che devono essere compiuti; nel caso di un robot aspirapolvere, invece, il tragitto viene scelto in autonomia dal dispositivo stesso, che può anche ripassare per lo stesso punto più volte.
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Pregi e difetti di un robot
Quindi, un robot può aspirare nello stesso punto più volte, e ciò può essere considerato sia un pregio che un difetto. È chiaro, infatti, che in questo modo si concretizza un inutile consumo di batteria. È pur vero, però, che la forza di aspirazione di un robot è limitata, e di conseguenza la ripetizione dei passaggi favorisce una pulizia migliore. Anche le scope normali, cioè quelle con le setole, se passate una volta sola tralasciano sempre un po’ di sporco; lo stesso avviene con un robot. Un inconveniente simile, però, non si concretizza con un aspirapolvere senza fili, a cui basta un unico passaggio per raccogliere la polvere, i peli, le briciole, i capelli, e così via.
Come scegliere un robot aspirapolvere
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Come sono fatti i robot aspirapolvere
Mentre un aspirapolvere tradizionale è dotato di un sistema di aspirazione formato da una spazzola fissa, con lo sporco che può essere raccolto grazie al solo passaggio di aria, nel caso di un robot aspirapolvere ci sono due spazzole, che ruotano a velocità elevata: in sostanza lo sporco viene sollevato e poi aspirato per effetto del passaggio di aria forzato innescato dal motorino. Altra caratteristica peculiare dei robot, poi, è la presenza di sensori. In particolare, il sensore di vuoto fa sì che l’apparecchio non cada, non si ribalti o non si rompa quando incontra delle scale.
Gli altri sensori
Soprattutto nei robot di fascia media e alta, poi, ci sono sensori di prossimità, che insieme con i sensori di impatto danno vita a un sistema che permette di proteggere l’arredamento. In sostanza il robot grazie al sensore di prossimità sa che sta per incontrare un ostacolo e quindi rallenta. Giunto davanti all’ostacolo, vi si appoggia ma con la massima delicatezza, in modo che si attivino i sensori di impatto. Questi sono degli interruttori che vengono premuti nel momento del contatto con i mobili. Così il robot riceve la comunicazione che lo induce a cambiare direzione. Il sensore dello sporco, invece, analizza la superficie che viene attraversata: così, se si riscontra un quantitativo di sporco superiore al normale il robot resta più a lungo in quel punto.
Che cosa sono i sensori di barriere virtuali
Un’altra tipologia di sensore installato sui robot aspirapolvere consiste nel sensore di barriere virtuali. Esso capta i raggi prodotti da dispositivi, in genere vendute a parte, grazie a cui il robot può rimanere in un ambiente solo.
Robot aspirapolvere o aspirapolvere senza fili?
Come accennato, un aspirapolvere senza fili lascia la libertà all’utente di gestire come vuole i modi e i tempi. Il robot aspirapolvere, invece, deve essere spostato di volta in volta da una stanza all’altra. Esistono, comunque, modelli di fascia alta più autonomi, che possono essere programmati in modo da pulire una cada intera; essi sono muniti di una telecamera integrata speciale che mappa l’intera abitazione. In sintesi, sia gli aspirapolveri senza fili che i robot sono dispositivi con caratteristiche interessanti: i primi ci mettono meno tempo per pulire i pavimenti, mentre i secondi evitano qualsiasi sforzo fisico e consentono di non stancarsi o piegarsi per togliere lo sporco. In ogni caso, è meglio puntare su un prodotto di fascia non troppo bassa, stando almeno sopra i 200 euro.